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favole da paura

Favole e romanzi horror, il lato oscuro della narrativa

Le favole rappresentano il mondo della fantasia per eccellenza, degli stati d’animo sognanti e del lieto fine, ma ciò che non si dice è che i personaggi e le storie delle favole sono costellati di episodi spaventosi al limite del terrore: streghe malefiche, orchi, mostri, fantasmi, cadaveri viventi, braccia e gambe mozzate, ventri squartati, inseguimenti a perdi fiato, scontri e duelli sanguinosi, incantesimi, magie e arti oscure.

Tutti questi elementi sono alla base delle versioni originali delle fiabe dei fratelli Grimm, i più noti conoscitori e narratori di racconti folkloristici della tradizione tedesca. Chissà se il senso di disagio nell’entrare o passare davanti a un’impresa di onoranze funebri come, per esempio, La Cattolica San Lorenzo, un’agenzia di pompe funebri a Roma, sarebbe stato diverso senza la superstizione, la soggezione, il riverente timore che circonda la morte generato per secoli da una letteratura di genere sapientemente costruita ad hoc.

L’origine pedagogica delle favole

Wilhelm e Jakob Grimm erano bibliofili, figli di un avvocato tedesco, che raccolsero nei villaggi le fiabe della tradizione orale che non erano mai state scritte. La collezione costituita da diversi volumi fu pubblicata tra il 1812 e il 1815, in versione limitata e non definitiva. La raccolta nasce sotto l’impulso dello spirito romantico dell’epoca, dalla valorizzazione del patrimonio popolare alla ricerca della genuinità e dell’animo primitivo popolare, dall’esaltazione del misticismo al mistero e all’occulto.

Personaggi noti come Biancaneve, Hansel e Gretel, Raperonzolo, Cenerentola – nelle versioni originali – affrontano delle vere e proprie prove della vita al termine delle quali ne escono fortificati o sicuramente segnati. I temi ricorrenti del cannibalismo, della violenza, dei maltrattamenti e della negligenza, dell’autolesionismo e della morte sono degni dei più celebri film d’horror e furono riportati dai Grimm così come veniva loro raccontato.

La versione definitiva fu, però pubblicata nel 1857 ed “epurata” degli aspetti più truci e crudeli per via della censura dell’epoca di stampo puritano: i bambini protagonisti dei racconti devono essere un esempio positivo e ottimista sia verso il lettore adulto che verso un pubblico di bambini a cui si cominciava a pensare con la nascente letteratura infantile.

L’uso delle fiabe diventa pedagogico e formativo allo stesso tempo, ma gli aspetti cruenti dovevano essere mitigati e il lieto fine doveva sempre essere garantito. I Grimm, nonostante la loro opposizione dovettero soccombere alla censura e modificare le raccolte edite; ma i testi originali non andarono mai persi e oggi è possibile apprezzarne le differenze sfruttate a piene mani dalla cinematografia di genere che ci attinge per riproporre sotto un nuovo aspetto i grandi classici della letteratura favolistica e fiabesca in chiave horror e splatter.

Gli elementi horror dei racconti

Crudeltà e violenza sono gli elementi alla base della maggior parte delle versioni originali dei romanzi del folklore basti pensare che nella versione originale di Biancaneve, la matrigna era la madre naturale ed è proprio la madre che gelosa della bellezza della figlia di soli 7 anni, ordina a un cacciatore di ucciderla e portarle come prova dell’omicidio polmoni e fegato che avrebbe volentieri degustato cucinati e insaporiti con sale e pepe.

È ancora una volta una madre naturale ad abbandonare nel bosco Hansel e Gretel per avere meno bocche da sfamare. Le sorellastre di Cenerentola arrivano ad amputarsi dita e talloni pur di riuscire a calzare la scarpetta d’oro – e non di cristallo – offerta dal principe. Cappuccetto Rosso assiste allo sbranamento della nonna da parte di un lupo mannaro.

Il retaggio “primitivo” e brutale di queste favole, dei racconti di spettri e fantasmi lascia ancora oggi un certo sconcerto, al punto di preferire il fantasy tenebroso, ma magico e del tutto immaginario di Harry Potter al pratico realismo e geniale istinto di Pollicino abbandonato nel bosco a fuggire da solo dalle grinfie di un orco.

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